Arzano. Arrivano i guai per gli occupanti abusivi degli alloggi popolari. Tutti a processo dopo le dettagliate informative della polizia locale. Un lavoro senza sosta diventato un modello, il “modello Arzano”.

a cura di Caterina Flagiello

Iniziato qualche anno fa il lavoro minuzioso condotto dalla polizia locale sta dando gli sperati frutti ponendo fine ad una “telenovela” che si protraeva da decenni. Un vero e proprio censimento, minuzioso, dettagliato, particolare dopo particolare con descrizione delle aree, degli abusi edilizi, delle morosità con centinaia di migliaia di euro non corrisposti per canoni, di canoni d’acqua, e altro utile anche a porre in luce l’evasione dei tributi dovuti che spesso portano, quando non pagati, ai dissesti degli enti.
Iniziò con un attacco al fortino nel periodo di gestione di una commissione straordinaria , una roccaforte dove si rifugiavano diversi clan collegati all’area di Secondigliano, Afragola, Caivano, Arzano, Melito, Frattamaggiore. Si pensi anche alla rimozione delle lamiere di recinzione degli spazi condominiali utilizzati a copertura delle zone di spaccio, alla rimozione dei cancelli sui terrazzi dove avvenivano i summit, alla dismissione dei cancelli e santini apposti sul pianerottolo dove abitava il reggente del clan, alla demolizione delle case dove abitava uno dei reggenti degli scissionisti.
Insomma, il lavoro condotto con professionalità dal colonnello Biagio Chiariello, comandante della polizia locale e dai suoi uomini ha consentito di consegnare nelle mani degli addetti i lavori tutto quello che serve per attuare gli sgomberi e, dopo anni di buio, di assegnare le case a chi ne ha veramente diritto.
Ma anche un colpo alla casse delle cosche, all’economia delle famiglie con redditi di cittadinanza revocati, residenze bloccate, zona di spaccio sottratta, quella posta al piano terra del fortino la cui visibilità alle forze dell’ordine era ostacolata da lamiere di ferro apposte a copertura di un giardino occupato da uno scissionista poi ucciso dalla camorra. Si pensi poi alla residenza, lì da anni concessa in immobili abusivi, senza la quale ormai non si può chiedere il reddito di cittadinanza, un bonus dello Stato e altri benefici.
Molti però sono stati gli incidenti di percorso e gli ostacoli, con una vera e propria sovraesposizione della polizia locale e del suo comandante in prima linea che si sono inseriti in una “guerriglia” tra cosche contrapposte negli interessi illegali. Minacce, intimidazioni, pedinamenti, manifesto funebre a carico del dirigente dei caschi bianchi che per un periodo ha dovuto vivere con la protezione essendo i soggetti colpiti molto pericolosi.
Molti, da quanto trapela anche da difensori incaricati dai responsabili, sarebbero gli avvisi di garanzia e i rinvii a giudizio a carico dei responsabili delle occupazioni abusive degli immobili e ora subiranno un vero e proprio processo penale.
Certo è che numerosi di loro si sarebbero inviperiti, cercando il colpevole di “questo macello”, che ha portato anche a smantellare un altro sistema, quello elettorale. Difatti, gli alloggi popolari spesso vengono occupati da chi poi ti dà la preferenza elettorale chiedendo in cambio il quieto vivere, quel capro espiatorio che ormai ha un nome e cognome, quello del dirigente dei caschi bianchi.
Persone che la risposta la ottengono quotidianamente attraverso gli avvocati che studiano fascicoli e uffici della pubblica amministrazione che riferiscono e indicano nel comandante della polizia locale chi non si è fatto i fatti propri, chi non si è girato dall’altra parte, chi era meglio che per qualcuno continuava il suo servizio altrove, chi ha “innescato” la miccia per l’attivazione degli sgomberi dopo tutti gli adempimenti posti in essere in occasione del censimento.