Buona serata a tutti. Pongo una domanda: é possibile che in questo momento di emergenza sanitaria ed economica, uomini pubblici abituati ogni giorno ad avere decine di contatti sociali, investiti con relative richieste di aiuto ed interventi in ogni settore della vita sociale, proprio in questo momento vengono “dimenticati” da chi ha dato loro il consenso? La mia esperienza giornaliera, anche in isolamento, è tutta una richiesta di aiuto. Informazioni, interventi sulla macchina amministrativa e dei servizi, aiuto a ricevere le mascherine fino a richieste di aiuto e di bisogno economico. Come facciamo per mantenere viva la nostra credibilità? Non avendo bilanci pubblici o privati a disposizione facciamo affidamento sulle nostre disponibilità personali. L’anziano che ha bisogno della mascherina e la famiglia che ha bisogno di aiuto, provvediamo con le nostre povere risorse. TUTTO QUESTO LO FACCIAMO IN SILENZIO. Quando quello che facciamo, lo pubblicizziamo allora l’azione non è finalizzata alla sola solidarietà ma ha un fine politico: la ricerca del consenso. Del tipo”guardate come sono un bravo amministratore, rispetto ad altri… ricordatevi quando esprimerete il vostro voto! ” Tutto questo non è solidarietà ma strumentalizzazione politica. Le critiche mettono in luce quest’aspetto che poi da quest’azione deriva del bene ad una persona, questo è fuori dubbio. Questo è il mio pensiero:COME L’APE LAVORA NEL SILENZIO E PRODUCE IL MIELE COSÌ CAMMINA LA VERA SOLIDARIETA’. AL TERMINE SARANNO I FRUTTI A DAR VALORE AL TUTTO. Pasquale Aveta