Frattamaggiore, DON PATRICIELLO, gli arresti a Frattaminore e il calciatore famoso tirato in ballo ingiustamente

Dopo l’arresto di due persone imparentate la moglie del calciatore azzurro, il sacerdote scrive un articolo per difendere Insigne: “Lui non centra niente”
Ogni uomo ha la sua storia. Diversa e, per tanti aspetti, uguale a quella degli altri uomini. Sacrifici, sofferenze, speranze. Traguardi da raggiungere, delusioni, forza di volontà. C’è chi, caparbio, non si arrende e chi, invece, al primo ostacolo ha già tirato i remi in barca. C’è chi può contare sull’aiuto e il sostegno della famiglia e chi deve fare tutto da solo.

Ogni uomo ha la sua storia. Anche Lorenzo Insigne. Nato e vissuto a Frattamaggiore si è unito in matrimonio a Frattaminore, il mio paese. Fin da bambino, Lorenzo, è stato affascinato dal pallone. Giocava proprio bene. La sua carriera è sotto gli occhi di tutti. Insigne è rimasto un giovane semplice e affettuoso, un ragazzo di periferia.

Come tutti gli esseri umani ha i suoi pregi e i suoi difetti, ma è e rimane Lorenzo Insigne, calciatore famoso, responsabile delle proprie azioni. In questi giorni, in una retata delle forze dell’ordine, sono finite diverse persone, per lo più giovani. Sono tutti di Frattamaggiore e di Frattaminore. Due di essi sono imparentati con la moglie di Insigne: uno è suo cugino, l’altro, l’ex compagno della sorella. I due, come il resto della banda, erano dediti al traffico di droga. La droga maledetta che ha rovinato e continua a rovinare la vita di tanti ragazzi. Sconcerta sapere che per stare bene, per divertirsi, per passare una serata in allegria, tanta gente ha bisogno di assumere eroina, cocaina o altre sostanze stupefacenti. Come se la vitalità che si sprigiona da un adolescente, un ragazzo, un giovane non bastasse.

Ho sempre pensato che droga, alcol, gioco d’azzardo, sesso disordinato, dicono più di quanto possiamo a prima vista immaginare. In fondo è sempre la persona a scegliere. E se, pur conoscendo le conseguenze cui va incontro, sceglie un piacere che prima o poi gli presenterà il conto da pagare, vuol dire che di quel piacere è diventato “dipendente”, cioè prigioniero. Per quel piacere è disposto a dire addio alla propria libertà. E a trascinare nel dolore coloro che gli vogliono bene. C’è da riflettere.

Nessun uomo è un’isola. I cuori stanno a grappoli. La tua gioia mi dà gioia, la tua angoscia mi deprime. Bernanos: «Le colpe avvelenano l’aria». Droga, drogati, “droghieri”. Un mondo nel mondo. Un abisso cui non tutti hanno il coraggio di affacciarsi. Fino alla prossima retata. In genere a finire con le manette ai polsi sono i più piccoli, la manovalanza, le ultime ruote del carro, non quelli che hanno le mani in pasto nelle rotte nazionali e internazionali della droga. Nella retata dell’altro giorno, dicevamo, sono finiti anche Raffaele Imperatore Abate e Maurizio Darone.

“Tra i coinvolti anche il cognato acquisito del giocatore del Napoli, Lorenzo Insigne” è il sottotitolo di un giornale locale. E se non bastasse, sotto la sua foto, tra, parentesi, è ripetuto, in prima pagina, che costui è il “cognato acquisito”, mentre sotto la foto di Darone si legge, sempre tra parentesi, “cugino acquisito”. Povero Lorenzo. A che servano queste sottolineature, proprio non lo so. O, forse lo so, ma mi viene difficile ammetterlo. Tirare in ballo un giocatore famoso in una storia squallida nella quale è coinvolto l’ex ragazzo della sorella della moglie, o un cugino della stessa, non aggiunge e non toglie niente alla notizia. A noi interessa sapere che le forze dell’ordine agiscono con successo sul nostro territorio.

Noi, e lo diciamo senza preamboli, gioiamo quando questi nemici della società vengono arrestati, e speriamo che la punizione inferta li porti a cambiare vita. Noi rimaniamo interdetti quando li rivediamo liberi per le strade a rifare quello che facevano, dopo aver scontato una pena durata troppo poco. A noi dispiace quando la loro disonestà porta danni psicologici, morali, materiali a parenti e amici innocenti, che col lavoro, l’impegno, la caparbietà si sono fatti strada nella vita. Noi avremmo fatto volentieri a meno di sapere che tra gli arrestati ci sono un ex cognato e un cugino della moglie di Insigne. Questa gente ha un nome, un cognome, una faccia. Ai giornali bastano e avanzano per dare la notizia senza danneggiare gli altri.