
Dal profilo Facebook Gianni Alemanno
Rebibbia, 10 agosto 2025 – 222° giorno di carcere. Com’era ormai previsto, la politica è andata in ferie, abbandonando le persone detenute come si lasciano per strada gli animali domestici che danno fastidio. Dovremmo fare una campagna di comunicazione sociale simile a quella per i cani abbandonati. Invece di volpini, bassotti e bastardini vari, che ci guardano con occhi struggenti e la lingua di fuori, potremmo metterci le foto delle tante persone detenute che sono state lasciate a morire nelle loro celle, mentre parlamentari e uomini di governo raggiungevano le loro mete estive. Molto meno accattivanti dei cagnetti, queste persone, sarebbero però degli esseri umani. Potremmo mettere la fotografia di Antonio R., 88 anni, il più anziano del nostro Reparto, mentre si affaccia dalla sua celletta singola, sempre più magro e consumato. Il Tribunale di sorveglianza ha detto ancora una volta di no alla sua detenzione domiciliare. E lui langue aspettando l’esito del ricorso in Cassazione, previsto in autunno. Passando vicino alla cabina telefonica, qualche giorno fa, l’ho sentito piangere mentre parlava con qualche familiare. Gli è venuta anche una bronchite che nessuno gli cura. Quando ci dice “Io mi ammazzo” noi gli rispondiamo, “calma Antonio, adesso arriva la Cassazione…”. E se Cassazione gli dirà no, cosa ci inventeremo? Oppure potremmo mettere la fotografia di Roberto C., 77 anni, mentre legge i fumetti “Tex” seduto sugli scalini delle rampe che portano ai piani superiori. Piccolo e minuto com’è, sembra proprio un bambino. Aspetta seduto sugli scalini, sempre più rassegnato, sempre più triste, che il Magistrato di sorveglianza si accorga della sua età e di tutti i suoi malanni. C’è anche l’immagine inquietante di Giuseppe C. mentre gira per il Reparto tenendosi con la mano l’ernia inguinale espulsa, un malloppo grande quasi quanto un pugno, che non viene operata. Molto meno impressionante sarebbe invece la fotografia di Francesco R., che a vederlo sembra un tranquillo giovane uomo, ma che in realtà cammina su un filo rischiando la vita. “Prognosi quad vitam” (a rischio di vita) dice il referto del 15 maggio scorso dell’ASL Roma C, perché rischia il blocco di tutti e due i suoi reni. A dicembre dovrebbe entrare in dialisi, ma sua moglie si è offerta di donargli un rene, donazione che deve avvenire prima dell’inizio della dialisi. Ma sono cinque, dico cinque, volte che la visita propedeutica salta per mancanza di scorte. E il carcere non riesce neanche a fornirgli i medicinali e i nutrienti necessari, nonostante la Regione Lazio gli versi mensilmente i soldi necessari per l’acquisto di questi prodotti. Francesco ha fatto un esposto, si prepara a farne un altro. Potrebbe anche essere assegnato ai domiciliari, viste le sue condizioni, ma siccome è in carcere per due diversi procedimenti, un magistrato ha dato parere favorevole, ma l’altro no. E lui continua a rimanere in sospeso nel suo “quoad vitam”. E poi ce ne sono tante altre di cartoline che si potrebbero inviare solo da questo Braccio G8, che come ho detto tante volte è il “reparto bene” dei carceri laziali. Vi lascio immaginare cosa troveremmo se andassimo negli altri reparti di Rebibbia, o a Regina Coeli, che in confronto al G8 sono dei gironi danteschi. Ma noi non possiamo andarci, dovrebbero invece fare delle ispezioni i “garanti dei detenuti” e dovrebbero strillare come matti per tutti questi casi. Ma qui vediamo solo il garante regionale, dott. Anastasia, più rassegnato che combattivo. Quello nazionale è scomparso, mentre quello comunale è stato avvistato mentre andava a fare un’ispezione al contestato centro per gli immigrati in Albania (avrebbe fatto meglio a fermarsi sulla Tiburtina, dove c’è Rebibbia…). La politica però un segno di vita l’ha lasciato, prima di questa pausa estiva. Mercoledì scorso, durante uno dei Laboratori di “Nessuno Tocchi Caino”, a cui ha partecipato con un ottimo intervento il vicepresidente del CSM, Avv. Pinelli, è comparso, tra gli applausi delle persone detenute, il Presidente del Senato Ignazio La Russa. Pur con tutte le cautele del caso, ci ha lasciato la speranza che in autunno possa essere approvato un disegno di legge, elaborato dalla vice-presidente PD Anna Rossomando, per rendere automatica, per molte fattispecie, la concessione della detenzione domiciliare nell’ultimo anno e mezzo di pena. Posso dire che, io Gianni Alemanno, mi sono un po’ commosso nel vedere nel mio vecchio amico La Russa (78 anni) l’unico esponente di centrodestra pronto a battersi per una causa così giusta ed evidente? Riuscirà a convincere gli altri? Con questa speranza, affrontiamo questo bagno di caldo ferragostano, sostenendoci a vicenda, accaldati, sudati, un po’ rimbambiti, a torso nudo e in calzoncini, come se fossimo a Coccia de’ Morto. E ci porteremo sulle spalle tutti quelli che stanno cedendo, non li abbandoneremo, perché non siamo bestie ma esseri umani. Un solo dubbio ci scuote: dove andrà in vacanza il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio?
Gianni Alemanno & Fabio Falbo