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Frattamaggiore. Chef Ciro dedica un liquore ad Alvaro Vitale

a  cura di Caterina Flagiello

Dalla pizza al liquore, sempre con il cuore. Ciro Di Maio firma un omaggio che sa di memoria e libertà, come le risate sporche di Pierino. Lo chef napoletano che lavora a Brescia: “Un gesto da cuoco popolare, un artigiano con la farina nelle mani e la strada nel cuore. Perché anche un liquore può raccontare un pezzo d’Italia che non dimentica”.

Un liquore dal sapore ironico, audace e indimenticabile: come il personaggio a cui è dedicato. Ciro Di Maio, chef e pizzaiolo napoletano trapiantato a Brescia, ha realizzato una nuova creazione in onore di Pierino, l’iconico protagonista delle commedie anni ’80 interpretato da Alvaro Vitali, scomparso nei giorni scorsi. La bevanda, pensata come un omaggio affettuoso e popolare, è composta da mela, pera, banana e caffè – un mix esplosivo e irriverente, proprio come Pierino diceva nei suoi film nei suoi iconici sketch.
«Pierino era il bambino che tutti volevamo essere: libero, irriverente, inafferrabile. Un genio della battuta e dell’istinto. Il liquore è come lui: dolce ma con carattere. Ho scelto la banana e la pera per il loro lato ironico, la mela per la freschezza e il caffè per dare una scossa finale. È un brindisi che strappa il sorriso. E Pierino i sorrisi li regalava a tutti», racconta Ciro Di Maio.
Il liquore al gusto “Pierino” non è un’operazione nostalgica, ma un gesto d’affetto da parte di un cuoco che ha fatto della sua storia popolare un motore di creatività. «Alvaro Vitali ci ha insegnato che si può far ridere anche se non si è perfetti. Che un rutto ben piazzato può avere più potere di mille moralismi. Questo liquore è il mio modo di dirgli grazie», conclude Ciro Di Maio.
Il liquore nasce da una ricetta pensata da chef Ciro di Maio un paio di anni fa. Per gioco, discutendo con i colleghi di lavoro, hanno provato a macerare la frutta per un mese e poi l’hanno valorizzata con il caffè robusto napoletano, miscela che Ciro propone al suo ristorante. Era un esperimento fatto in casa, che alcuni clienti informalmente hanno già degustato e amato.
Ma lo chef non poteva produrre professionalmente il liquore. Per questo alcuni mesi fa si è affiancato a un opificio, che adesso sta per proporre la versione finale del liquore, anche in termini di packaging e scelta stilistica. Quando sarà pronto, probabilmente verso settembre sarà disponibile in esclusiva per i clienti del ristorante San Ciro, il locale che Ciro ha fondato a Brescia, in via Sorbanella, diventato negli anni un punto di riferimento per chi ama la pizza napoletana verace e una cucina ispirata alla tradizione, ma con guizzi d’autore. La bottiglia sarà servita a fine pasto, come digestivo.
“Il mio sogno sarebbe stato farlo degustare a Pierino, ma purtroppo non ci riusciremo mai. Dovevamo sbrigarci prima, ma ormai è andata così”, riflette Ciro adesso. Per lui Vitali è figura iconica. Nato a Roma nel 1950, Alvaro Vitali è stato uno dei volti più noti e amati della commedia italiana. Dopo aver debuttato con Federico Fellini in Satyricon e Amarcord, il grande successo arriva con la maschera di Pierino, scolaro scatenato e sboccato protagonista di una lunga serie di film cult come Pierino contro tutti (1981) e Pierino medico della Saub (1981). La sua comicità fisica, il volto inconfondibile e l’irriverenza lo hanno reso simbolo di un’epoca e idolo di diverse generazioni. Al di là delle risate, Alvaro Vitali ha incarnato il desiderio di riscatto sociale e la vitalità popolare dell’Italia di fine Novecento.
Ciro Di Maio nasce a Frattamaggiore (Napoli) nel 1990. Cresciuto in un contesto semplice, tra una mamma casalinga e un padre dal passato complicato, comincia a lavorare a 14 anni e si iscrive all’Alberghiero. Ma è a 18 che cambia strada: lascia la scuola e si lancia nel mondo della ristorazione. Dopo varie esperienze arriva la svolta, nel 2015, in Lombardia, dove lavora per una grande catena di pizzerie. Nel giro di pochi anni ne rileva una con sei soci e poi ne diventa titolare unico. Nasce così “San Ciro”, una pizzeria-ristorante nei pressi del multisala Oz, a Brescia.
Il locale dà lavoro a una quindicina di persone ed è un concentrato di napoletanità autentica: olio extravergine dop, mozzarella di bufala campana dop, pomodorino del Piennolo e porchetta di Ariccia Igp. Fondamentale è l’impasto, calibrato ogni giorno in base all’umidità ambientale. Il menù include pizze veraci e il celebre battilocchio, una pizza fritta nell’olio bollente e servita in carta paglia.
«Mi piace tirare le orecchie alle pizze», scherza spesso Ciro, «ognuna ha il suo carattere. Odio quelle perfettamente rotonde: la vera pizza deve mostrare la sua anima». E i clienti sembrano apprezzare. Sulle pareti del ristorante ci sono le foto di Eva Henger (che ha anche cucinato da lui), giocatori del Brescia Calcio e del Germani Basket, e molti altri volti noti.
Ma Ciro non è solo cucina. È anche cuore. Ha portato i suoi corsi nei carceri per formare detenuti come pizzaioli, e al Rione Sanità di Napoli, dove ha tenuto lezioni online agli studenti dell’Istituto Alberghiero D’Este Caracciolo. Un modo per restituire qualcosa a chi, come lui da ragazzo, ha bisogno di una seconda occasione.

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